Gli otto saggi raccolti fanno proprio il punto sull’indagine riguardante la storia delle lesbiche in Germania, Austria, Spagna e Italia (con frequenti riferimenti alla situazione francese) che seguono in particolare due direzioni: la raccolta e lo studio della testimonianza nelle sue varie forme (in una corsa contro il tempo, per quanto riguarda le testimonianze orali, vista l’età avanzata delle superstiti) e quello delle forme istituzionali assunte dall’oppressione esercitata verso le lesbiche.
La rimozione del soggetto lesbico nella legislazione nazista ha prodotto infatti due conseguenze: dal lato del lavoro dello storico ha prodotto la difficoltà di riconoscere e tracciare, a partire dai documenti, una storia delle lesbiche sotto i regimi nazifascisti, dato che questo soggetto, al contrario dei gay nominati come 175 (paragrafo del codice penale tedesco contro l’omosessualità maschile), giuridicamente non esisteva; dall’altro lato il sistema classificatorio giuridico e concentrazionario nazista ha modellato il sistema classificatorio della giustizia di transizione: chi non era esplicitamente nominato nei documenti e nelle forme classificatorie dei campi di concentramento (i triangoli di vario colore, tristemente noti) ha avuto difficoltà nel dopoguerra a costituirsi ed essere riconosciuto dagli stati europei come vittima dei regimi nazifascisti. Da qui i ritardi nel riconoscimento: solo nel 1987 nel parlamento di Bonn furono ascoltate delle vittime del Nazismo nella loro qualità di lesbiche; e solo nel 1996 in Francia alla Fondazione per la Memoria della Deportazione venne dato il compito di vagliare la storia dei soggetti omosessuali durante Vichy.
Se dobbiamo individuare un limite che purtroppo si avverte nella lettura di questa raccolta è proprio la mancanza di sistematicità e di una visione che tenga unito il quadro generale. Se si eccettua il tentativo di Guazzo di tracciare una tipologia delle esistenze lesbiche in Italia, spesso si percepisce un accumulo di storie e di particolari da cui non si riesce a ricavare una visione d’insieme. Un limite forse proprio dovuto alla scarsità di opere teoriche generali su cui appoggiare questi saggi. D’altra parte questo rischio pare essere già previsto dalle stesse curatrici: l’obiettivo che queste si pongono è appunto fare massa critica di ricerche e lavori al fine di avviare e fare crescere questo nuovo filone di ricerca. R/esistenze lesbiche quindi passa il testimone, e i suoi testimoni, a chi vorrà seguire, nella costruzione di un campo di indagine di cui questo libro, tra i pochi, ha il merito di tracciare i contorni.
R/esistenze lesbiche nell’Europa nazifascista
a cura di Paola Guazzo, Ines Rieder e Vincenza Scuderi
Ombre Corte, 2010
pagg. 190